Il cielo diviso – Der Geteilte Himmel

Un’immagine tratta dal film “Der Geteilte Himmel” di Konrad Wolf

“Un tempo, le coppie d’amanti prima di separarsi cercavano una stella, su cui i loro sguardi la sera potessero incontrarsi. Che cosa dobbiamo cercare noi? – Il cielo almeno non possono dividerlo, – disse Manfred beffardo. Il cielo? Tutta questa cupola di speranza e di anelito, di amore e di tristezza? – Sì invece, – disse lei piano. – Il cielo è sempre il primo a essere diviso.

Introduzione al romanzo

Trama

Il romanzo è ambientato a Berlino tra il 1959 e il 1961. Rita, personaggio centrale e voce narrante, è una giovane donna di diciannove anni a volte ingenua ma anche coraggiosa e decisa, che studia per diventare maestra e lavora in una fabbrica di vagoni ferroviari nella Germania Est. All’inizio del romanzo si trova ricoverata presso un sanatorio, a causa di un incidente sul luogo di lavoro e qui iniziano una serie di flashback con cui ripercorrerà gli ultimi due anni della sua vita. Al centro di questi flashback c’è la sua storia con Manfred, uomo scettico e molto pratico che lavora come chimico e ha dieci anni più della ragazza. Sebbene i due abbiamo convissuto per due anni, la coppia si separa quando Manfred per questioni lavorative, decide di scappare a Berlino Ovest quando il muro ancora fisicamente non esisteva, nella speranza di migliori offerte di impiego e speranzoso che anche Rita avrebbe seguito il suo esempio.

Una delle prime domeniche dell’agosto 1961 Rita decide di andare da Manfred nel suo nuovo appartamento a Berlino Ovest e senza incontrare troppi ostacoli supera il confine e corre dal suo amato. Tuttavia trova un mondo occidentale materialista nella quale non riesce a sentirsi a suo agio e cerca invano di far tornare Manfred sui suoi passi. A questo punto si rompe la magia del legame che univa i due ragazzi e la distanza cresce inesorabilmente. Valori distanti e incompatibilità di pensieri sono i temi dominanti del romanzo sullo sfondo di una Germania che si sta dividendo parallelamente alla coppia.

Struttura del romanzo

Il testo è organizzato in capitoli: la prima pagina non ha capitolazione,però, perché ha un valore di premessa. Si apre con la visione di una città: è grigia, sporca, rivela subito i problemi di tipo ecologico. D’altra parte è in dissonanza con la letteratura della RDT, che propugnava ideali più ottimisti, con l’immancabile lieto fine. Si comincia con un “noi”: c’è l’identificazione di chi sta scrivendo. Poi si passerà ad un “io”, che non segna un distacco quanto un passaggio ad un punto di vista più personale. Questa dimensione del “personale” è importante: nella sua decisione di rimanere ad est, infatti, non conterà tanto l’ambiente della fabbrica, quanto l’atmosfera personale.

Nel romanzo, l’autrice usa una tecnica narrativa in cui due livelli temporali si intrecciano per incontrarsi solo nell’ultimo capitolo: il presente ci mostra Rita che sta affrontando un periodo di convalescenza in un sanatorio in seguito a un incidente avvenuto nella fabbrica dove lavorava; il passato è costituito con una serie di flashback attraverso i quali la ragazza ricorda gli ultimi due anni della sua vita. Procedendo con la lettura, il ritmo si fa sempre più serrato, facendo nascere nel lettore il desiderio di conoscere quel momento che collega i due piani temporali: e questo momento deve corrispondere proprio alla decisione del regime della DDR di innalzare un confine invalicabile tra Est e Ovest.

Rita e Manfred racchiudono allegoricamente l’essenza di due mondi: quello socialista e quello capitalista, divisi dalle loro visioni della vita e dalla profonda incomunicabilità reciproca più che da un muro. Ne emergono dunque due ritratti sociali rispettivamente positivi e negativi a seconda che vengano descritti con gli occhi e gli sguardi dell’uno o dell’altro personaggio. La ragazza quando va a trovare Manfred trova un ovest cupo, individualista dove l’Ich (Io) trionfa sul Wir (Noi) collettivo e quindi solo apparentemente più democratico della DDR. Manfred reputa l’est castrante, svilente, fittizio.

L’autrice stila una comparazione generazionale con incessanti riferimenti a fatti ed eventi del tempo che si ripercuotono sulla psicologia dei protagonisti. Rita cerca una verità, è un personaggio in formazione che nonostante gli elementi negativi delle vicende va avanti, cerca, motiva, smuove, s’interessa. Tutte qualità carenti nel compagno.

Nel penultimo capitolo la Wolf ci regala l’essenza e la chiave dell’opera. Durante un brindisi tra Rita e Manfred incombe lo spettro della separazione. Lui dice a lei: “Il cielo almeno non possono dividerlo”, ma lei ribatte: “Sì invece. Il cielo è sempre il primo a essere diviso”. Una forte condensa emotiva e metaforica ci fa ben comprendere quanto il cielo in realtà non sia altro che una proiezione di noi stessi, del nostro vissuto quotidiano, delle nostre concezioni, idee, modi di essere frammentati anche senza la pressione della Storia e la comparsa di muri.

Anche Christa Wolf è divisa da un conflitto interiore che cerca di esternare e riversare nella sua pubblicazione: da un lato l’amore per la DDR e l’accettazione di alcune scelte e regole, dall’altra la presa di coscienza che la costituzione di un socialismo avrebbe trascinato con sé dissidi e contese dolorose e spesso senza soluzione.

Analisi

In questo romanzo la Wolf tende a indagare la realtà al di là del linguaggio ufficiale, dalle bandiere al vento alle certezze di quegli anni. Una realtà che essa conosce di prima mano. La fabbrica dei vagoni che viene descritta nel cielo diviso deriva un’esperienza realmente vissuta. La fabbrica è un caos sporco e rumoroso, in cui le norme di rendimento amplificano gli atteggiamenti di rifiuto e di difesa o determinano l’isolamento degli operai più produttivi. Il personaggio Meternagel ne è un esempio, egli è isolato proprio dal suo stesso zelo, assillato dal cronometraggio della produttività individuale, che implicitamente nega la solidarietà operaia.

Nel mondo socialista la produzione è scandita sulle norme di rendimento, che stabiliscono il ritmo di lavoro dell’individuo sulla base del rilievo cronometrico dei tempi degli operai più produttivi. Attraverso il personaggio Meternagel, la Wolf mette in luce certi aspetti del mondo socialista, in particolare, certi aspetti alienanti che riducono l’operaio da soggetto a oggetto di procedimento. Il calarsi nella realtà della fabbrica conduce la comunista militante e talvolta dogmatica di quegli anni a mettere da parte una certa concezione del mondo e a scrivere ciò che essa vede nella realtà. E nella realtà la Wolf si è resa conto che l’assenza di potere da parte degli operai fa sì che essi si pongano nei confronti del sistema più come piccoli borghesi che come operai.

Gli operai della fabbrica di vagoni che risparmiano energie per guadagnarsi un secondo lavoro i favori di una donna o qualche elettrodomestico in più, e Meternagel con la sua teoria del sacrificio individuale come preteso valore portante, sono infondo complementari: indicano cioè l’assenza di un modello alternativo di consumi, di un nuovo progetto politico-sociale e di un soggetto che ne sia il portatore. Ed è proprio in fabbrica che Rita, presso Manfred tenta di suicidarsi lasciandosi schiacciare tra due vagoni ferroviari.

La storia è narrata dal punto di vista di Rita, a partire dal momento in cui, dopo l’incidente in fabbrica, essa rinviene nel letto di un ospedale fino alla guarigione e al suo ritorno nel mondo del lavoro. Due mesi quasi privi di avvenimenti, lungo i quali il presente si sovrappone e si intreccia col ricordo di un passato recente, 1960-61, in cui la vita di Rita è stata segnata dai due motivi centrali: l’amore di Manfred e l’inserimento nel mondo della produzione.

La rielaborazione del reale, la riflessione, è dunque la strada attraverso la quale Rita conosce il passato e si ritrova in sé stessa, ciò comporta anche un divario dichiarato dal reale. Si tratta di una coscienza che si confronta con il nuovo mondo delle certezze ideologiche ufficiali, un mondo che non consente una gran scelta di pensieri, di speranze, di dubbi. Traspare un continuo rifiuto di riproporre la consonanza tra l’uomo e la natura e il lavoro dell’uomo che percorre la prosa e la lirica della RDT.

Ancor prima di essere diviso, dal cielo che grava sopra la città “estranea”, proviene una vaga minaccia, mentre da sottoterra sale una “torbida ondata di menzogna, stoltezza e tradimento”. Il peso di un passato continuamente emergente.

L’evoluzione di Rita si svolge lungo due binari: quello privato (da adolescente a donna) e quello politico (da inesperta ragazza di paese a individuo che vuol stare dalla parte della storia).

L’identità di Rita è segnata da Manfred, in quanto è attraverso di lui che essa acquista coscienza di sé, del proprio corpo. Ma è un’acquisizione precaria, legata alla presenza di Manfred e destinata a svanire appena essa si trova sola con sé stessa.

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